Il talismano, Venezia, Zatta, 1794

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Abitazione interna de’ zingari.
 
 PERILLO, CARDANO
 
 Perillo
 Carolina dov’è? (Con vivacità)
 Cardano
                                 Parlate piano.
590La povera fanciulla
 stordita, affaticata
 del sostenuto giuoco,
 ita è sull’erba a riposare un poco.
 Perillo
 Vi ha detto?...
 Cardano
                             Mi ha narrato
595tutto quel ch’è passato.
 So la vostra imprudenza e vi consiglio
 più non esporvi a un simile periglio.
 Perillo
 Amor! Amor! Ma come finiranno
 di quattro innamorati
600gl’interessi intrigati?
 Cardano
                                         Una scoperta
 fatta da Carolina
 mi fa molto sperar. Perduta in mare
 Pancrazio ha una figliuola. In riv’al mare
 Carolina ho trovata;
605e una certa cassetta ho conservata...
 Chi sa che l’accidente...
 Conviene arditamente,
 conviene agir senza esitanza alcuna
 ad aprire una porta alla fortuna.
 
610   Trovarete in moltissime storie
 le memorie di tali accidenti.
 Mille volte i figliuoli, i parenti
 si son visti in tal guisa arrivar.
 
    Quel che piace si ascolta, si crede
615e si vede trionfar l’impostura.
 Ma in difetto d’amor, di natura
 l’amor proprio si può soddisfar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 PERILLO, poi LINDORO
 
 Perillo
 Cardano è un uomo accorto;
 chi sa ch’ei non riesca
620nel bizzarro progetto?
 Lindoro
                                           Ah con qual gioia
 veggiovi, amico, in libertà!
 Perillo
                                                   Che dite
 del bravo granatier?
 Lindoro
                                        Dico che il cielo
 l’ha mandato e ispirato. Ma vi prego,
 Carolina dov’è? Che fa? Non posso
625viver senza di lei.
 Perillo
                                   La poverina
 s’è un poco addormentata.
 Aspettate. Vedrò se è risvegliata. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LINDORO, poi CAROLINA
 
 Lindoro
 Faccia quel che sa fare il mio tutore,
 dica quel che sa dire,
630vuo’ sposar Carolina o vuo’ morire.
 Carolina
 Ah Perillo indiscreto! (Verso la scena)
 Lindoro
                                           Che vi ha fatto
 il povero Perillo?
 Carolina
                                  Oh ciel! Qual sogno!
 Qual piacer! Qual lusinga!
 Qual vision fortunata!
635È venuto Perillo e mi ha svegliata.
 Lindoro
 Deh perdonate, o cara;
 dell’imprudenza sua cagione io sono.
 Carolina
 Per sì bella cagione io gli perdono.
 Lindoro
 Nella vision, nel sogno,
640parte aveva Lindoro?
 Carolina
                                          Era Lindoro
 di quel piacer che m’innondava il petto
 l’unica fonte e il principale oggetto.
 Lindoro
 Dite, dite, narrate.
 Carolina
 Lo farei ma osservate...
645Cardano mi sollecita e mi aspetta.
 Lindoro
 Vi seguirò, non cesserò pregarvi...
 Carolina
 Vengo, vengo, signor, (Verso la scena) vuo’ soddisfarvi. (Mentre si suona il ritornello vedesi da lungi venir Giannina, la quale mostrando curiosità si nasconde ed osserva)
 
    Sulla sponda d’un fresco ruscello
 riposando fra l’erbe ed i fiori,
650agitata da pene e timori
 dolce sonno mi venne a calmar.
 
    Mi pareva, dormendo e sognando,
 di veder di pastori in un coro
 il mio bene, il mio caro Lindoro
655invitarmi a danzare, a cantar.
 
    Voglio andare... Oh ciel! Che pena!
 Non ho fiato... Non ho lena...
 Mi pareva esser legata...
 Oh che sforzi! Affaticata
660non potea più respirar.
 
    Quando veggio d’amori uno stuolo
 che m’innalza, che portami a volo,
 e vicina al mio caro Lindoro...
 ed unita al mio dolce tesoro...
665mi pareva... ed ancora mi par...
 Ah Perillo mi venne a svegliar! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 LINDORO e GIANNINA in disparte
 
 Lindoro
 Oh sogno fortunato!
 Voglia il ciel che avverato...
 Ma parmi di veder... Sì sì, è Giannina.
670Temo che qualche mal non mi succeda.
 Meglio è di qui partir pria che mi veda. (Parte)
 
 SCENA V
 
 GIANNINA, poi PERILLO
 
 Giannina
 Bravo, bravo Lindoro!
 Ho veduto, ho sentito,
 ho scoperto il mestier, tutto ho capito.
675Ma tu non sei l’oggetto
 che qui mi fe’ venir. Perillo ingrato
 mi sta nel cor. Veggiam se questi zingari
 avessero una polve, una bevanda,
 una pianta, un lapillo
680per fare all’amor mio tornar Perillo.
 Eccolo appunto. Oh cieli!
 Perillo è in libertà? Vieni, Perillo.
 Perillo
 Che vuoi da’ fatti miei?
 Giannina
 In prigione non sei?
 Perillo
685Parti, non provocarmi.
 Se segui ad annoiarmi...
 sai di che son capace...
 Vattene via di qui. Lasciam’in pace.
 Giannina
 Come! Minacci ancor? Perfido, indegno!
690M’abborri a questo segno? Aspetta, aspetta.
 Al padrone, al padron. Vuo’ far vendetta.
 
    Se uno zingaro indemoniato
 dalla carcere ti ha liberato,
 in galera innanzi sera
695il padron ti manderà.
 
    Eppure ancor mi piange il cor;
 sento qua drento di te pietà.
 
    Tu mi beffi? Tu sberleffi?
 Malcreato, disgraziato,
700cor ingrato, aspetta, aspetta;
 tu mi provochi a vendetta
 e vendetta si farà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PERILLO solo
 
 Perillo
 Se tutte le mie pene,
 se tutti i miei tormenti
705non fosser che i spaventi
 che vuol farmi costei,
 i miei giorni tranquillo io passerei.
 Ma ho una piaga nel core
 che mi dà più dolore e che mi tiene
710come... come... Mi posso comparare
 a una nave sdruscita in mezzo al mare.
 
    Quando in seno il cor mi balza
 pien di speme e pien di zel,
 veggio un’onda che m’innalza
715e mi fa toccare il ciel.
 
    Quando amore mi conquassa
 ed il mele cangia in fiel,
 veggio l’onda che m’abbassa
 e m’affonda in mar crudel.
 
720   E balzando e ribalzando
 ed alzando e ribassando,
 sta aspettando il cor fedel
 da una stella men rubella
 dissipato il fosco vel. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Galleria in casa di Pancrazio.
 
 PANCRAZIO e GIANNINA
 
 Pancrazio
725Come! Come! In prigione
 non è lo scellerato?
 Giannina
 Non signor. L’ho veduto e gli ho parlato.
 Pancrazio
 Dove? Dove?
 Giannina
                            De’ zingari
 al vicino recesso
730ed è nel ruol de’ malandrini anch’esso.
 Pancrazio
 O il sergente ha mentito
 o il ribaldo è fuggito. Ma non lungi,
 non lungi andrà.
 Giannina
                                 Doppia ragione avete
 d’armar contro Perillo
735la vostra autorità. Vi dirò cose...
 cose che a dire ho pena...
 che pena vi faran ma che non deggio
 al padrone tacer.
 Pancrazio
                                  Parla.
 Giannina
                                               Ho saputo
 che Lindoro è amoroso
740d’una bella indovina
 e la bella indovina è Carolina.
 Pancrazio
 Carolina!
 Giannina
                     E Perillo,
 che della figlia vostra
 spera ottener la mano,
745favorisce Lindoro e fa il mezzano.
 Pancrazio
 Scellerati, bricconi,
 fruste, forche, prigioni,
 testamento, sentenza, tribunale,
 foro civile, foro criminale.
750Subito. A me Lindoro.
 Giannina
 Perillo impertinente...
 Pancrazio
 Fa’ che venga Lindoro immantinente.
 Giannina
 Subito, sì signor. (Perillo ingrato,
 più del tuo cor, più del tuo amor m’alletta
755il soave piacer della vendetta). (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 Perfidi! Congiurati
 tutti contro di me? No, dal mio scrigno
 non sortirà il danaro
 da un fratel consegnato e confidato.
760Io la scritta ho dettato.
 La conservo e useronne a tempo e loco...
 Guardatevi da me, s’io prendo foco.
 
 SCENA IX
 
 LINDORO e detto
 
 Lindoro
 Eccomi a’ cenni vostri.
 Pancrazio
                                            I cenni miei
 sono, signor nipote,
765che in pochissime note
 mi dica chiaro e netto
 quello che la sua testa le consiglia,
 se vuole o se non vuol sposar mia figlia.
 Lindoro
 Signor...
 Pancrazio
                   Non v’è bisogno
770di scuse, di pretesti o di timori;
 dite voglio o non voglio, o dentro o fuori.
 Lindoro
 Mi prendete in un modo...
 che risponder non so.
 Pancrazio
 Poverino! Per voi risponderò:
775«Non signore, la mano
 dar non posso a Sandrina,
 perché il core ho donato a Carolina».
 Sciocco! Vile! Ti credi
 che nota non mi sia
780la passion, la follia
 che ne’ lacci plebei t’han l’alma involta?
 Pensa, risolvi e se ti ostini... ascolta.
 
    Una spada, una tasca, un fucile,
 stivaletti, tracolla e coccarda,
785baionetta, spuntone, alabarda.
 Altolà, tupetù, chi va là? (Imita lo strepito dell’armi da fuoco)
 
    «Oh, son ricco. Mio padre ha lasciati
 campi, case, castella, città».
 Cento scudi una volta pagati
790saran tutte le tue facoltà.
 
    A te tocca aprir la bocca,
 il tuo stato, buon o ingrato,
 da te sol dipenderà.
 O un cappotto o una sposina,
795o Sandrina o il tapatà. (Imita il suono del tamburo. Parte)
 
 SCENA X
 
 LINDORO, poi SANDRINA
 
 Lindoro
 Stordito, sbalordito,
 non ho avuto coraggio
 di parlar, di zittir.
 Sandrina
                                    Ciel! Che ha mio padre?
 In sala l’ho incontrato,
800come un uom forsennato,
 gridare, strepitar.
 Lindoro
                                    Tutto è scoperto.
 Saputo ha l’amor mio. Meschia agl’insulti
 la derision. Lepido a un tempo stesso
 e furibondo in faccia,
805il riso affetta e col beffar minaccia.
 Ma sian gli scherni suoi,
 ma sia il suo minacciar finto o verace,
 non sarò men costante e meno audace.
 
    Il mio cuore è una rocca, uno scoglio
810che l’orgoglio non teme dell’onde.
 Freme il mare e d’intorno alle sponde
 veggio un stuol d’amoretti scherzar.
 
    Mi deride? Non sa, non intende,
 non comprende le gioie d’amore;
815mi minaccia? D’un aspro livore
 la bellezza mi può consolar.
 
 SCENA XI
 
 SANDRINA, poi PANCRAZIO con vari fogli in mano
 
 Sandrina
 Uomo è Lindoro e quel coraggio ha in seno
 che aver non è permesso
 al mio grado, al mio sesso e ad ogni istante
820veggio al mio amore il precipizio innante.
 Vorrei... e non vorrei... Cieli! Ritorna
 il genitor. Mi perdo, mi confondo.
 Vado? Resto? Che fo? Dove m’ascondo?
 Pancrazio
 Parlar, gridare, minacciar che vale?
825Agire, agir conviene.
 Chi fa presto fa bene e chi fa subito
 fa meglio. Chi è di là? (Chiama e vede Sandrina)
 Che fai tu in questa stanza? Via di qua.
 Sandrina
 Signore, in che ho mancato?
830Sempre meco sdegnato?...
 Pancrazio
                                                  Buona lana!
 Lascia che di Lindoro
 abbia l’affar spicciato,
 poi vengo diviato a’ fatti tuoi.
 Lindoro fra gli eroi,
835tapatà, tupetà, chi va lì?
 Sandrina in un ritiro, fi, fi, fi. (Imitando il pianto caricato, poi siede e legge i suoi fogli)
 Sandrina
 
    In ritiro la Sandrina? (Mentre ch’essa canta, Pancrazio fa dei contorcimenti)
 Cos’ha fatto, poverina?
 Quest’è troppa crudeltà.
840E Lindoro, tapatà?
 
    Non intendo, non comprendo
 s’è una pena, s’è un martiro.
 Ma piuttosto che un ritiro...
 non so dir che non farei...
845Sì piuttosto me n’andrei
 a cercar la carità.
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO, poi GIANNINA
 
 Pancrazio
 Stolida! Chi è di là?
 Giannina
                                       Signor...
 Pancrazio
                                                         I servi
 ove sono?
 Giannina
                     Non so. Ma son venuta...
 Pancrazio
 Sei venuta. Ti vedo.
850Ma ho bisogno dei servi e te non chiedo.
 Giannina
 I servi sono usciti.
 Pancrazio
 Il primo che ritorna
 venga tosto da me.
 Giannina
                                     Sarà servita. (In atto di partire)
 Pancrazio
 Mi volevi parlar? Parla, stordita.
 Giannina
855(Che pazienza ci vuole!) È qui arrivata
 una donna attempata
 che brama di parlarvi
 e che varie novelle ha da recarvi.
 Pancrazio
 Fa’ che venga. Ma subito
860che arriva uno de’ servi...
 Giannina
                                                 Sì signore.
 (Vedo che gli sta a cuore
 l’affar che non ancora è terminato.
 In que’ fogli Perillo è condannato). (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 Consiglieri, assessori, (Ripassando i fogli)
865avvocati, dottori,
 invitati, pregati,
 oggi sien convocati e son sicuro
 s’io arringo, s’io peroro
 dinnanzi al concistoro convocato,
870che Lindoro sarà diseredato.
 
 SCENA XIV
 
 CAROLINA in abito e figura di vecchia ed il suddetto
 
 Carolina
 Alfin, signor Pancrazio,
 alfine vi rivedo.
 Giubbilo, son contenta e appena il credo.
 Pancrazio
 Buona vecchia, chi siete?
 Carolina
875Ciel! Non mi conoscete?
 Perduti ho dunque affatto
 que’ gigli e quelle rose
 che facevano dir per il contado:
 «La bella sposa del fattor Corado!»
 Pancrazio
880Corado! Voi Lisetta?
 La balia di mia figlia?
 Carolina
                                           Sì, son quella.
 Non giovine, non bella,
 come per lo passato.
 Pancrazio
 La gioia, la sorpresa (Con respirare affannosa)
885mi tolgon la parola.
 Che fu di mia figliuola?
 Vive? Perì? Narrate...
 Dite, presto, parlate.
 Carolina
                                        Adagio, adagio.
 Dal viaggio affaticata, dir non posso
890cento cose in un fiato.
 Pancrazio
                                          Una alla volta
 ditele ma parlate.
 Carolina
                                   Principiamo
 per ordine. A me piace
 dir le cose quai sono esattamente,
 schiettamente, lealmente...
 Pancrazio
                                                    E brevemente.
 Carolina
895Sì signore. Partimmo
 dal porto di Livorno.
 Sono... sono... mi par... vent’anni e un giorno.
 Pancrazio
 Se seguite in tal guisa
 le cose a lambiccar lunghe e distese,
900pel racconto ci vuol vent’anni e un mese.
 Carolina
 Oh che impazienza!
 Pancrazio
                                       Andiamo,
 sentiamo, concludiamo;
 mia figlia è viva o morta?
 Carolina
 In mar la poverina...
 Pancrazio
905Lisaura è in mar perita?
 Carolina
 Non signor, non signor. Lisaura è in vita.
 Pancrazio
 Cielo, ciel, ti ringrazio. Ov’è Lisaura?
 Ov’è la figlia mia?
 Carolina
 Non so dir dove sia.
910Fu presa, fu involata,
 fu da me separata. Oh quanto, oh quanto
 per lei, ma invano, ho camminato e pianto!
 Pancrazio
 E mio fratello? E mia cognata?
 Carolina
                                                          Oh quelli
 tutti due, poverelli,
915li ho veduti perire. Udite, udite.
 Alle bocche di Cattaro
 giunti un giorno di festa,
 un’orribil tempesta...
 Pancrazio
                                          Basta, basta,
 per un altro momento
920la storia riserbate.
 Stanca sarete; a riposarvi andate.
 Carolina
 È vero. Affaticata
 dal viaggio... e...
 Pancrazio
                                Dall’età.
 Carolina
                                                  Circa all’etade
 più di quel che pensate
925le forze ho conservate e se qui resto
 e mi riposo, sentirete ancora
 dirmi dalla città, dir dal contado:
 «La bella vedovella di Corado!»
 
    Non ho più quel primo fiore
930di freschezza e di beltà
 ma mi sento il mio vigore
 né mi pesa ancor l’età.
 
    Se mi guardo nello specchio
 pena alcuna non mi fa;
935non s’accorge d’esser vecchio
 quel che vive in sanità.
 
    Questa regola non falla.
 L’allegria non si coltiva,
 se si canta, se si balla
940vuo’ cantare, vuo’ ballar. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 PANCRAZIO, poi servitori
 
 Pancrazio
 Dunque la figlia mia
 grazie al ciel non è morta. Chi è di là?
 Dunque la verità
 Carolina m’ha detto e ha indovinato.
945Dieci volte ho chiamato. (Ai servi che compariscono)
 (Come mai Carolina
 bravissima indovina,
 ch’è un portento, un tesoro,
 come mai da Lindoro
950si è lasciata sedur?) Ecco più fogli. (Ai servi)
 Portateli a chi vanno e vi avvertisco...
 (Carolina! Non so, non la capisco).
 
    Ecco qui distintamente, (Ai servi mostrando lor i fogli)
 questo al tale, questo al tale.
955(Manco male finalmente
 la mia figlia può arrivar).
 
    Questo foglio all’avvocato, (Ai servi)
 questo qui al procuratore...
 (Fortunato genitore
960se la figlia puoi trovar!)
 
    E quest’altro... (Carolina
 che pareva sì onorata,
 malandrina diventata...)
 M’incomincio ad imbrogliar.
 
965   Questo foglio... non è quello...
 (Il cervello non è a segno;
 fra la gioia e fra lo sdegno
 non so più quel che ho da far).
 Torneremo a cominciar. (Ai servi e parte con loro)
 
 SCENA XVI
 
 LINDORO, poi CAROLINA da vecchia come prima
 
 Lindoro
970Oh ciel! La mia rovina
 scritta è in que’ fogli. Il segretario amico
 m’avvertì in confidenza
 ma riparo non veggio alla violenza.
 Carolina
 (Eccolo. Pria ch’io sorta,
975se non oso, ov’io son, scoprirmi appieno,
 incognita vogl’io parlargli almeno).
 Lindoro
 Qual volto rispettabile, sereno
 s’offre a’ miei sguardi?
 Carolina
                                             Il cielo vi consoli,
 giovinetto gentil.
 Lindoro
                                  Gli auguri vostri
980oda il ciel men severo.
 Carolina
 Lieto vedervi io spero,
 se grato, se costante
 siete a tenera amante.
 Lindoro
                                           E chi vi ha detto
 ch’arde il mio cor?
 Carolina
                                     Non me l’ha detto alcuno
985ma lo deggio saper più di nessuno.
 Lindoro
 (Fosse di Carolina
 la madre, la congiunta?... Ah Carolina
 orfana, sconosciuta...
 Che pensare non so). Dite di grazia,
990conoscete l’oggetto
 del tenero amor mio?
 Carolina
 Lo conosco.
 Lindoro
                        Qual è?
 Carolina
                                         Mio ben, son io.
 Lindoro
 Voi? (Con equivoca ammirazione)
 Carolina
             Vi par cosa strana?
 Temete che la gente
995v’insulti e vi derida? Agl’insensati
 il vostro labbro, il vostro cor risponda:
 «Non sapete in colei qual bel s’asconda».
 Lindoro
 Credo che siate stata
 amabile, vezzosa.
 Carolina
                                   Agli occhi vostri
1000so che tale ancor sono.
 Lindoro
 Vi domando perdono...
 Molto voi meritate;
 ma...
 Carolina
             Quel ma che vuol dir? Su via, parlate.
 Lindoro
 
    Quel soave e dolce aspetto
1005tutto esige il mio rispetto.
 Ma sapete, ma intendete...
 Risparmiatemi il rossor.
 
 Carolina
 
    Prende l’uom che mal discerne
 lucciolette per lanterne.
1010Non sapete, non vedete
 quel che in me nasconde amor.
 
 Lindoro
 
    Quest’è un scherzo, quest’è un gioco.
 
 Carolina
 
 Arde il cor, verace è il foco.
 
 a due
 
 (Giusto cielo, squarcia il velo!)
1015Ah voi siete nell’error.
 
 Carolina
 
    Mio caro...
 
 Lindoro
 
                          Parlate.
 
 Carolina
 
 M’amate?
 
 Lindoro
 
                      Non so.
 
 Carolina
 
    Se dite di no,
 crudel, morirò.
 
1020   Quel labbro, quegli occhi
 mi fanno languir.
 
    (Mi par che l’amore
 si faccia sentir). (Osservando Lindoro)
 
 Lindoro
 
    (Mi par che mi tocchi,
1025mi fa intenerir).
 
 Carolina
 
    Vado. Addio. Se vedo l’amica,
 che volete per voi che le dica?
 
 Lindoro
 
 Le direte ch’io peno per lei.
 
 Carolina
 
 E per me?...
 
 Lindoro
 
                          Ma per voi... non saprei...
1030Dell’amore qual pro? Qual costrutto?
 
 Carolina
 
 Tutto spero e da voi voglio tutto.
 
 Lindoro
 
 Da me tutto?...
 
 Carolina
 
                              E se questo avverrà,
 Carolina contenta sarà.
 
 Lindoro
 
    Non intendo... Non comprendo...
 
 Carolina
 
1035State allegro, non temete,
 Carolina sposarete;
 il suo cor sarà contento
 ed il mio giubbilerà.
 
 Lindoro
 
    Mi consolo ch’or vi sento
1040favellar con serietà.
 
 a due
 
    Voglia amore, voglia il fato
 consolare il cor piagato
 e premiar la fedeltà.
 
    Qual piacere, qual contento,
1045se si approssima il momento
 della mia felicità! (Partono per vie separate)
 
 SCENA XVII
 
 Salone in casa di Pancrazio con seggioloni.
 
 CARDANO e PERILLO vestiti con toga dottorale e parucone in capo
 
 Cardano
 No no, non dubitate,
 non sarem conosciuti. Il talismano
 non posseggo, gli è ver, prender non posso,
1050come può Carolina,
 l’effigie di colui che più mi piace
 ma di me posso e de’ compagni miei
 cangiare a voglia mia
 l’aria, la voce e la fisonomia.
 Perillo
1055Per me, quando si tratta
 di riveder Sandrina,
 andrei senza esitare
 sulle spine, per aria o in mezzo al mare.
 Cardano
 Pancrazio ha convocati
1060tutti i legisti del castello, affine
 di rovinar Lindoro, ed ho timore
 che dal governatore
 queste deboli teste impaurite
 il povero Lindor perda la lite.
1065Si farà tutto quello
 che vi ho già confidato
 e spero che il tutor sarà beffato.
 Perillo
 Ma Carolina anch’ella
 non dee venir?...
 Cardano
                                  Può darsi
1070che venga e che non venga,
 che ottenga e non ottenga. In ogni evento
 una polve, un fomento,
 franchezza e mano lesta
 verranno all’uopo e finiran la festa.
 Perillo
1075Bravissimo! Del modo
 sono abbastanza istrutto.
 Farò la parte mia... Son pronto a tutto.
 Cardano
 Ecco i bravi dottori;
 uniamoci con loro.
 Perillo
1080E sosteniam la gravità, il decoro.
 
 SCENA XVIII
 
 All’arrivo de’ leggisti convocati principia la musica che serve d’introduzione al finale, poi esce PANCRAZIO, LINDORO, SANDRINA, GIANNINA e CAROLINA per ultimo in figura di avvocato
 
 Pancrazio
 
    Ai sapientissimi
 ed integerrimi
 di Baldo e Bartolo
 seguaci celebri
1085salus et optima
 prosperità.
 
 coro di leggisti
 
    Al prudentissimo,
 eloquentissimo
 governator
 
1090   accordin provide
 Minerva e Cerere
 il lor favor.
 
 Pancrazio
 
    Li prego e supplico
 che i posti prendano,
1095che tutti seggano,
 che da me ascoltino
 la verità,
 senza la menoma
 parzialità.
 
 coro di legisti
 
1100   Le leggi vetere
 e le novissime,
 digesto e codice
 si studierà,
 
    perché si giudichi
1105con voti unanimi,
 con equità.
 
 Pancrazio
 
    Che Lindoro qui si renda,
 ch’egli senta e si difenda.
 
 Lindoro
 
 Vengo ardito al tribunale
1110ma ragion che può, che vale
 contro il zio, contro il tutor?
 Mi si accordi un difensor.
 
 Pancrazio
 
    Hai studiato il ius civile,
 all’arringa ti prepara.
1115La tua causa è così chiara
 che puoi farti dell’onor. (Ironico)
 
 Sandrina
 
    Mio cugino, poverino,
 in voi spera il protettor. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
    Che fai qui? Non sei chiamata.
 
 Sandrina
 
1120Son per esso interessata
 ed è giusto il mio timor.
 
 Pancrazio
 
    Silenzio, silenzio.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
 Di bile, d’assenzio
 ripieno è il mio cor.
 
 coro di leggisti
 
1125   Silenzio, silenzio.
 Che parli l’attor.
 
 Lindoro
 
    Son pupillo, son minor
 e domando un difensor.
 
 Carolina
 
    Coram vobis comparisco
1130ben istrutto e preparato,
 di Lindor son l’avvocato
 pien di zelo e di fervor.
 
 Pancrazio
 
    (Qual arrivo inopinato!)
 Te l’avevi preparato.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
1135La difesa non attesa
 è un incognito favor.
 
 coro di leggisti
 
    Silenzio, silenzio.
 Che parli l’attor.
 
 Pancrazio
 
    Prestantissimo congresso,
1140è l’oggetto del cimento
 un paterno testamento
 con tutore e curatore,
 con erede a condizione,
 condizion non osservata;
1145e la causa è contestata.
 Ecco il fatto coll’estratto
 dell’articolo legal.
 Lo presento al tribunal. (Dà vari fogli ad un servitore, il quale li distribuisce a tutto il congresso che si pone a leggore)
 
 Carolina
 
    Sia permesso che al congresso
1150dica un cenno in prevenzione
 sull’articol di ragione.
 Delle leggi i documenti
 son concisi e sono chiari;
 sine causa vehementi
1155filius non potest exheredari.
 
 Pancrazio
 
    Gran bravura, gran talento!
 Il latino anch’io lo so.
 Che si legga il testamento
 e poi dopo parlerò.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
1160   (Un tal astio, un tal ardire
 concepire, oh dio! non so). (Fra loro)
 
 Carolina
 
    (No Lindoro, mio tesoro
 non temer, ti salverò). (Da sé. In questo tempo i legisti aprono i fogli e leggono piano)
 
 Cardano, Perillo a due
 
    (Ora è tempo d’impedire,
1165ora è tempo d’operar). (Fra loro)
 
 coro di leggisti
 
    Parla chiaro il testamento;
 ben si vede che l’erede
 non ha molto da sperar. (Le carte prendono fuoco nelle mani dei legisti che spaventati le gettano a terra)
 
    Fuoco, fuoco!... Cos’è questo?
 
 Pancrazio
 
1170Questo è un segno manifesto
 dello sdegno, dell’orror
 dell’offeso testator.
 
 tutti
 
    Oh che fumo scellerato
 che ha prodotto, che ha lasciato!
1175Oh che pessimo fetor!
 
 Cardano, Perillo a due
 
    Presto, presto, tabacco, tabacco. (Si alzano amendue, vanno ad offrire tabacco a tutti; e tutti accettano)
 
 tutti
 
    Oh che fogli indemoniati!
 Fur di zolfo polverati.
 Oh che pessimo fetor!
 
 Perillo, Carolina a due
 
1180   Un tabacco ch’è odoroso,
 ch’è soave, ch’è prezioso
 scaccierà quel tristo odor.
 
 tutti
 
 Grazie, grazie del favor.
 
 Pancrazio
 
    Ritorniamo all’argomento,
1185ritorniamo al testamento,
 ho la copia; eccola qui,
 ascoltate... Eccì, eccì. (Starnutano)
 
 coro di leggisti
 
 Viva, viva, eccì, eccì.
 
 tutti
 
 Buon tabacco! Eccì, eccì.
 
 Pancrazio
 
1190   Ecco qui del testator
 le parole ed il tenor.
 Dice dunque, eccì, eccì:
 «Lascio e voglio», eccì, eccì.
 «E comando», eccì, eccì.
 
 Sandrina
 
1195   Ah vedete... Eccì, eccì. (A Pancrazio starnutando)
 Comprendete... Eccì, eccì.
 
 tutti
 
 Eccì, eccì, eccì.
 
    Oh tabacco maladetto!
 Il mio petto... eccì, eccì,
1200mi si spezza, eccì, eccì. (I legisti si levano)
 
 Carolina, Perillo, Cardano a tre
 
 (Mi fanno ridere). Eccì, eccì.
 
 coro di leggisti
 
    La session per ora è sciolta.
 Torneremo un’altra volta,
 torneremo... Eccì, eccì.
1205Torneremo un altro dì.
 
 Pancrazio
 
    Deh restate... Eccì, eccì.
 Ascoltate... Eccì, eccì.
 
 tutti
 
    Non è possibile, eccì, eccì.
 Che pena orribile! Eccì, eccì.
1210Sento che il cerebro... Eccì, eccì.
 E che l’esofago... Eccì, eccì.
 
 Carolina, Perillo, Cardano a tre
 
 (Mi fanno ridere). Eccì, eccì.
 
 tutti
 
 Tabacco orribile! Eccì, eccì. (Tutti starnutando e contorcendosi partono)
 
 Fine dell’atto secondo